In un Auditorium del Ministero dell’Ambiente al completo, si è svolto mercoledì 21 settembre il convegno “Lo sviluppo del Gpp alla luce del nuovo Codice degli appalti pubblici”, organizzato dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile insieme allo stesso Ministero e a Consip.
L’interesse e l’attualità del tema sono emersi non solo dalla grande partecipazione, ma dalla qualità e concretezza degli interventi e delle questioni trattate, a pochi mesi dall’emanazione del nuovo Codice degli appalti (dlgs 50/2016) che, innanzitutto, rende obbligatorio per le stazioni appaltanti inserire nella documentazione progettuale e di gara “almeno” le specifiche tecniche e le clausole contrattuali contenute nei criteri ambientali minimi (Cam).
E’ stata la sottosegretaria all’Ambiente, Barbara Degani, in apertura dei lavori, a ricordare l’impegno del Ministero sul fronte normativo per arrivare al Collegato ambientale, al nuovo Codice e ai più recenti decreti ministeriali, fino all’attività sempre più intensa per approvare nuovi Cam o aggiornare quelli in corso. Con la prospettiva di implementare quanto fatto finora. Scenari futuri prospettati anche dall’amministratore delegato di Consip, Luigi Marroni, che ha sottolineato il ruolo e i risultati raggiunti dalla Società in qualità di centrale di committenza nazionale, attenta alla diffusione di tecnologie e di prodotti validi sotto il profilo ambientale e dotata di una struttura interna capace di perseguire gli obiettivi del Gpp. Poi il keynote speech del presidente della Fondazione, Edo Ronchi, che ha analizzato con rigore pregi e carenze dei diversi passaggi del nuovo Codice dedicati al Gpp e ai Cam: dall’obbligatorieà dei Cam, alla comparazione del costo/efficacia del ciclo di vita, comprese le esternalità ambientali, al ruolo delle stazioni appaltanti, ecc. Un decreto che rappresenta comunque un punto di svolta e un salto di qualità nella diffusione del Gpp, ma che richiede al tempo stesso consapevolezza e indirizzo politico da parte delle amministrazioni pubbliche, conoscenza e competenza tecnica delle stazioni appaltanti, oltre che misure adeguate di fiscalità ecologica (che internalizzino nei prezzi sia i costi sia i vantaggi ambientali) e di eliminazione degli incentivi per prodotti a elevato impatto ambientale.
La tavola rotonda che è seguita, coordinata dal direttore della Fondazione, Raimondo Orsini, ha messo a confronto rappresentanti pubblici e privati per fare il punto sulla situazione, analizzare le opportunità ma anche le criticità, individuare le possibili soluzioni con l’obiettivo di rafforzare l’applicazione del Gpp nel nostro Paese.
Sono intervenuti: Lidia Capparelli responsabile Gpp Consip, Riccardo Rifici responsabile Gpp Ministero dell’Ambiente, Gianluca Cocco Regione Sardegna, Valeria Veglia responsabile Gpp Città metropolitana di Torino, Andrea Bianchi direttore Politiche industriali Confindustria, Maurizio Cellura presidente Rete italiana Lca, Giovanni Corbetta direttore generale Ecopneus, Andrea Zaghi responsabile Ufficio studi Assorinnovabili.
Ne è scaturito un dibattito snello e di grande interesse, animato dai più qualificati esperti, ricco di spunti, riflessioni e informazioni, a partire dalle esperienze innovative e dalle buone pratiche messe in atto sia dalle amministrazioni pubbliche che dalle imprese. L’attualità delle questioni trattate e la rilevanza che rivestono, non solo in termini di sostenibilità ambientale ma anche economici, hanno portare a concordare sulla necessità di ulteriori occasioni di discussione e approfondimenti.
Il convegno sul Gpp si colloca tra le iniziative degli Stati generali della green economy (Rimini, 8-9 novembre), promossi dal Consiglio nazionale della green economy, formato da 64 organizzazioni di imprese, in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente e il Ministero dello Sviluppo economico.
Il futuro degli acquisti verdi con il nuovo Codice degli appalti