L’Europa è un mercato di riferimento a livello internazionale per le fonti rinnovabili con un milione di occupati nel settore e una potenza complessivamente installata pari al 45% di quella mondiale.
In Italia circa 10% del consumo finale lordo di energia è soddisfatto da fonti rinnovabili e le emissioni evitate sono state valutate in almeno 56 Mt CO2, mentre grazie alla minore importazione di combustibili fossili nella bolletta energetica sono stati risparmiati 8-10 miliardi di euro. Se il Paese sosterrà in maniera adeguata questo settore, al 2020 la quota di consumi energetici soddisfatta da rinnovabili sarà superiore all’obiettivo nazionale del 17%, e potrebbe arrivare al 30% al 2030, allineandosi così alla recente Roadmap europea.Le emissioni evitate potranno così crescere a oltre 100 Mt nel 2020 e a 150 nel 2030, con una minore dipendenza da combustibili fossili si che si tradurrà in un risparmio sulle importazioni di 18-20 miliardi €/anno al 2020 e di 26-30 miliardi €/anno al 2030.
Questo lo scenario tracciato nel documento sullo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili – che detta anche un “decalogo” per centrare questi obiettivi – presentato nel corso della sesta Assemblea Programmatica in preparazione degli Stati Generali della Green Economy che si svolgeranno a Rimini il 7-8 Novembre prossimo, nell’ambito di Ecomondo. Organizzati dal Ministero dell’Ambiente e da 39 organizzazioni di imprese green.
“Le Fonti energetiche rinnovabili – ha detto Pietro Colucci, Presidente di Kinexia e coordinatore del gruppo energie rinnovabili – hanno già fornito in questi anni, un deciso contributo in termini di maggiore sostenibilità ambientale, economica e sociale, indicando la crescita di questo comparto, come uno dei fattori moltiplicativi dello sviluppo del nostro Paese. L’odierna, nuova sfida, è quella di indirizzare questa crescita repentina verso la creazione di un modello industriale, sano, stabile e rivolto al futuro, che sia in grado di produrre innovazione, attirare investimenti e creare occupazione, rappresentando quindi, una reale exit strategy dall’attuale crisi economica”.
Ecco il decalogo per sostenere lo sviluppo delle fonti rinnovabili in Italia:
1. Approvare la Strategia energetica nazionale e vigilare sulla sua attuazione con un Osservatorio.
Il Ministero dello sviluppo economico sta elaborando la Strategia energetica nazionale: dalle bozze in circolazione si desume che gli obiettivi al 2020 (ma non al 2030) saranno ancora più ambiziosi di quelli attribuiti all’Italia dal Pacchetto 20-20-20 dell’UE: è necessario partire da qui, ossia dal 23% di rinnovabili sul consumo finale lordo, arrivando al 38% nel settore elettrico Ma servono strumenti efficaci e una seria verifica dei risultati. Per questo si propone l’istituzione di un Osservatorio.
2. Semplificare le procedure e ridurre i costi burocratici.
Le rinnovabili, almeno nel caso di alcune tecnologie, scontano in Italia costi più alti della media europea: ad esempio nel 2011 costi del fotovoltaico sono stati superiori di oltre il 10%, per l’eolico on-shore del 20-30%.Su questo incidono in modo determinate le procedure e le norme attualmente in vigore, che andranno riviste alla luce delle migliori pratiche europee e nel rispetto della normativa comunitaria vigente.
3. Sostenere gli investimenti per arrivare a un progressivo superamento del sistema degli incentivi.
Gli investimenti privati nello sviluppo delle rinnovabili saranno molto ingenti nei prossimi anni (90 Mld € al 2020 per le sole elettriche). Occorre varare una politica di sostegno agli investimenti attraverso un sistema di incentivi, differenziato per ciascuna fonte, da modulare al ribasso in relazione alla riduzione dei costi di produzione, da integrare progressivamente con nuovi strumenti nell’ottica di alleggerire il peso sulla bolletta e accompagnare le rinnovabili verso la competitività.
4. Creare un fondo per la Ricerca di Sistema Energetico e promuovere la creazione di un fondo per la ricerca privata autofinanziato dalle imprese green.
Nel 2010 in Italia appena il 2% della spesa pubblica per Ricerca e sviluppo è destinato all’energia e di questa la quota destinata alle fonti rinnovabili è tra le più basse in Europa. E’ necessario quindi dare vita a un fondo per la Ricerca del Sistema Energetico alimentato attraverso un prelievo minimo sulle bollette elettriche e del gas ed un impegno maggiore del settore privato.
5. Varare un programma ambizioso per lo sviluppo delle reti energetiche.
Secondo la Commissione europea, nei prossimi anni saranno necessari 220 Mld € di nuovi investimenti nelle reti energetiche. Si propone di realizzare un programma nazionale di adeguamento delle reti energetiche che tenga il passo con gli obiettivi sulle fonti rinnovabili, a cominciare dallo sviluppo delle reti di teleriscaldamento, ancora insufficiente, e dalla rete elettrica che, già oggi, non sempre è in grado di accogliere tutta la produzione, determinando così una costosa inefficienza.
6. Prevedere misure per la generazione distribuita e a sostegno dei piccoli e medi investimenti.
Lo sviluppo delle rinnovabili passa anche attraverso la diffusione di impianti medio-piccoli, piccolissimi, o di taglia domestica (oggi ci sono, ad esempio,700 mila impianti solari termici e 400 mila impianti fotovoltaici inferiori ai 3 kW).Insieme alla semplificazione burocratica si propone di: spingere gli istituti di credito a creare prodotti specifici; promuovere il ruolo attivo delle Esco; favorire la messa in rete di cittadini, amministrazioni e PMI favorendo forme aggregative.
7. Definire roadmap a medio-lungo termine per lo sviluppo delle tecnologie per le rinnovabili.
Lo sviluppo di una industria nazionale delle rinnovabili, richiede di attivare politiche di sostegno specifiche per ognuna delle filiere tecnologiche. Per questo si propone di predisporre specifiche roadmap tecnologiche individuando punti di forza e debolezza delle tecnologie ed elaborando proposte di intervento e priorità per le diverse filiere.
8. Promuovere una azione specifica per il sostegno allo sviluppo delle rinnovabili termiche.
Il settore delle rinnovabili termiche presenta enormi potenziali di crescita, ad oggi troppo poco sfruttati. Il loro sviluppo consentirebbe al 2020 di creare 130.000 nuovi posti di lavoro e ridurre di altri 5 milioni di mc l’importazione di gas naturale. Partendo dall’ormai prossima emanazione del conto termico, si propone di sviluppare una “normativa quadro” chiara e stabile, basata su una maggiore sinergia tra i ministeri competenti..
9. Predisporre una strategia nazionale per il rilancio della filiera delle biomasse.
Il potenziale energetico delle biomasse in Italia è molto elevato, ma permangono una serie di ostacoli al suo sfruttamento. Per ribaltare tale situazione si dovrà sviluppare una economia del bosco in grado di promuoverne la gestione tutelando l’ambiente e il territorio. Inoltre sarà necessario sviluppare i biocarburanti di seconda e terza generazione, la filiera del biogas/biometano e la valorizzazione energetica della frazione biodegradabile dei rifiuti nel rispetto della gerarchia di gestione europea.
10. Ridefinire il ruolo del termoelettrico in un sistema a forte penetrazione di rinnovabili.
Nel 2011, in Italia, i quasi 80 mila MW di impianti termoelettrici alimentati da combustibile fossile hanno lavorato in media meno di 2.900 ore. La crescita prevista delle fonti rinnovabili nei prossimi vent’anni sarà più che sufficiente a coprire l’aumento della domanda elettrica. È necessario che in questa fase produzione fossile e rinnovabile siano governate in maniera integrata. Per questo si propone l’istituzione di un tavolo di consultazione tra decisori politici e operatori del settore.