Un percorso con obiettivi precisi al 2030 e, soprattutto, una legge sul clima: l’Italia ha le carte in regola per diventare così una delle locomotive europee della green economy. La green economy italiana può infatti fare nel prossimo decennio un grande passo in avanti grazie alla decarbonizzazione e l’economia circolare; al piano europeo di Green Deal e le risorse del PNRR; alle nuove opportunità di innovazione e investimento, rafforzando e rilanciando, così, importanti settori produttivi di beni e servizi nazionali.
Questi i temi al centro della decima edizione degli Stati Generali della green economy, che, hanno preso il via a Rimini nella cornice di Ecomondo-Key Energy, con uno sguardo rivolto alle sfide dei prossimi 10 anni. La due giorni green è organizzata dal Consiglio Nazionale della Green Economy, composto da 68 organizzazioni di imprese, in collaborazione con il Ministero della Transizione Ecologica e la Commissione europea e con il supporto tecnico della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile.
Ecco la roadmap
Questo quanto prevede la roadmap proposta dagli Stati generali per il 2030: approvare una legge per la protezione del clima per aumentare il passo nelle misure per la neutralità climatica, raddoppiare le rinnovabili dal 20 al 40% e tagliare il consumo di combustibili fossili del 40% al 2030, introdurre misure di adattamento, coinvolgere attivamente le città nel raggiungimento dei target climatici; valorizzare e sviluppare i potenziali dell’Italia per l’economia circolare e il riciclo vincolando almeno il 50% delle risorse del PNRR per sostenere progettazione e innovazione di processi produttivi e di prodotti in direzione circolare, semplificare le procedure End of waste e promuovere l’impiego di materiali riciclati; accelerare la decarbonizzazione dei trasporti aumentando gli investimenti per il trasporto pubblico locale, disincentivando l’uso dell’auto privata in città e approvando una legge quadro per la mobilità condivisa; sostenere la transizione ecologica dell’agricoltura; approvare la legge per la tutela del suolo; migliorare la tutela e la valorizzazione del capitale naturale e recuperare i ritardi dell’Italia nella digitalizzazione per sostenere la transizione ecologica.
Questa proposta è tanto più urgente in vista della prossima Cop26 sul clima di Glasgow.
“L’Italia – ha dichiarato Edo Ronchi che, per il Consiglio nazionale della green economy, svolge la relazione introduttiva agli Stati generali – non deve perdere questa occasione: deve puntare, con più decisione, a far parte delle locomotive europee della green economy. Vincendo la sfida della neutralità climatica con un’economia decarbonizzata e competitiva, capace di generare maggior occupazione e un miglior benessere, si costringerà così anche la Cina e gli altri paesi ritardatari, ad inseguire. Ritengo giusto sollecitare la Cina, che è una superpotenza economica, alla Cop 26 affinché prenda maggiori impegni reali per l’attuazione dell’Accordo di Parigi, respingendo il suo tentativo di nascondersi dietro ai Paesi in via di sviluppo, per mascherare il suo disimpegno. Non si può però consegnare alla Cina l’esito della Cop 26, anche perché con la conferma di un massiccio l’uso del carbone, rifiutando impegni di riduzione delle proprie gigantesche emissioni di gas serra fino al 2029 e rinviando il suo percorso di decarbonizzazione, la Cina ha già deciso. Il successo della Cop 26 dipende dal consolidamento dell’alleanza dei Paesi che si tanno impegnando per la neutralità climatica, guidati dall’Europa e dagli Stati Uniti: l’alleanza di coloro che, non senza difficoltà, stanno facendo della neutralità climatica una leva di Green Deal, per superare la recessione causata dal Covid”.
Come ogni anno la a Relazione sullo stato della Green Economy scatta una fotografia dell’Italia green:
Calano le emissioni di gas serra nel 2020, ma non basta, la crisi climatica continua a peggiorare.
Le emissioni di gas serra sono diminuite di circa il 9,8% nel 2020, a causa della pandemia, ma nel 2021 hanno riprese a crescere, si stima del 6%, non rispettando così il senso del Green Deal che vuole una ripresa senza aumento di emissioni. Se l’Italia recepisse il nuovo target europeo di riduzione del 55% al 2030, dovrebbe tagliare le proprie emissioni entro i prossimi 10 anni del 26,2, riducendole del 2,6% all’anno nei prossimi 10 anni. Nel 2020 gli eventi estremi connessi ai cambiamenti climatici in Italia sono stati quasi 1.300, nel 2011 non raggiungevano i 400.
Energia e Rinnovabili, solo 800MW di nuovi impianti di rinnovabili elettriche
Nel 2020 in Italia il consumo da fonti rinnovabili è stato di 21,5 Mtep , 0,4 Mtep in meno del 2019 . Nel 2020 le rinnovabili termiche si sono fermate a 10,1 Mtep, meno del 2008, le rinnovabili nei trasporti sono state 1,3 Mtep, lo stesso valore del 2019 e più basso di quello del 2012. Nel 2020 le rinnovabili elettriche sono cresciute solo di 1 TWh (+1%) e sono stati installati solo 800 MW di nuovi impianti Per raggiungere il target europeo si dovrebbero installare almeno a 6.000 MW annui per i prossimi 10 anni. Nel 2020 i consumi primari di energia in Italia si sarebbero ridotti del 9,2% rispetto all’anno precedente: un calo in linea con quello del Pil (-8,9%), a conferma che la contrazione dei consumi di energia è stata causata dalla crisi generata dalla pandemia.
La sfida delle green city
Si stima che nelle città si producano due terzi delle emissioni globali di gas serra: nessun percorso di decarbonizzazione può prescindere da un loro pieno coinvolgimento. La sfida della neutralità climatica è un impegno decisivo per il futuro delle città, ma anche una occasione di riqualificazione ecologica. In vista della Cop26 di Glasgow, per promuovere un nuovo protagonismo delle città per il clima e sostenere un rinnovamento del Patto dei Sindaci aggiornato ai target al 2030 e al 2050, lo scorso 8 luglio è stata presentata dal Green City Network “La Carta delle città verso la neutralità climatica” che ha già ricevuto le adesioni di oltre 45 città italiane.
Continuano le buone performance dell’Italia nell’economia circolare
L’Italia nel 2020 si classifica 1° fra i cinque principali Paesi europei per produttività delle risorse (misurata in euro di Pil per kg di risorse consumate), con 3,7 €/kg, davanti a Francia, Germania, Spagna e Polonia. Nel 2019 l’Italia ha riciclato 14 milioni di tonnellate di rifiuti urbani, pari al 51% dei rifiuti prodotti, seconda in Europa dopo la Germania. Per il tasso di utilizzo circolare dei materiali (CMU) che misura il grado di impiego dei materiali riciclati all’interno dell’economia in relazione all’uso complessivo di materie prime, l’Italia si colloca al 2° posto dopo la Francia.
Cambia il mercato dell’auto più ibride ed elettriche
Nel 2020 in Italia la vendita di nuove auto è calata del 28%, rispetto al 2019, anche se la riduzione sembra rientrare nel 2021. Pare costante ormai la discesa delle vendite delle auto diesel – dal 53% del 2017, fino al 33% del 2020 e anche a benzina: dal 44% del totale immatricolato del 2019 al 38% dell’ultimo anno. Si avvantaggiano le alimentazioni alternative – Gpl/metano, ibrido, elettrico (full electric e plug-in) – che nel 2020 rappresentano quasi il 30% del nuovo immatricolato. Il traino all’ascesa delle alimentazioni alternative è dato dalla penetrazione delle alimentazioni ibride, che segnano il sorpasso sulle alimentazioni Gp-metano. Le auto elettriche sono triplicate in un anno, dalle 17 mila unità del 2019 alle 60 mila circa del 2020, dallo 0,9% al 4,3% del mercato. L’ Italia però è ancora molto lontana dal target di 6 milioni di auto elettriche al 2030
Cresce il biologico, DOP e IGP non calano le emissioni di gas serra
L’agricoltura italiana anche nel 2020, nonostante una lieve contrazione, ha confermato il suo primato europeo. Continua a crescere il settore biologico, a inizio 2020 interessava circa 2 milioni di ettari, circa il 15% della Sau, + 78,9 % rispetto al 2010. Secondo la strategia “Farm to fork ” nel 2030 l’ agricoltura biologica deve interessare almeno il 25% della superficie agricola Ue. L’Italia è leader in Europa per numero di prodotti DOP, IGP, STG. Nell’ultimo decennio la distribuzione di fertilizzanti è diminuita leggermente (-1,3 %), quella di prodotti fitosanitari si è ridotta in modo più consistente (- 6,5 %), ma le emissioni di gas serra del settore agricolo nel decennio non sono diminuite.
Non cessano gli allarmi per il capitale naturale
L’Italia è il Paese europeo che preleva la maggiore quantità di acqua dolce per uso potabile da corpi idrici superficiali o sotterranei e si colloca al secondo posto per valori di prelievo pro-capite. Il consumo di suolo continua a trasformare il territorio nazionale con velocità elevate. Nel 2020, le nuove coperture artificiali hanno riguardato altri 56,7 km2, in media, oltre 15 ettari al giorno, due metri quadrati di suolo ogni secondo. L’Italia non ha raggiunto l’obiettivo di un soddisfacente stato di conservazione di habitat e specie stabiliti dalle Direttive Habitat e Uccelli ed è lontana dal target di qualità «buono» per i corpi idrici della Direttiva quadro sulle acque: siamo al 40%.