Prende il via domani la decima edizione degli Stati Generali della Green Economy, una due giorni strategica per mettere a fuoco le politiche e le misure necessarie per sostenere la transizione ecologica e centrare gli obiettivi climatici europei. Un’ attenzione particolare riguarda, quest’anno, la trasformazione digitale, pilastro del Green Deal e importante per lo sviluppo della green economy: un maggiore e migliore utilizzo della digitalizzazione è indispensabile, infatti, per realizzare i cambiamenti decisivi della transizione ecologica.
Il tema, Dieci anni di Green Economy italiana: i risultati raggiunti e il ruolo strategico al 2030 è il filo conduttore dell’edizione 2021 degli Stati Generali della Green Economy che prendono il via il 26 e 27 ottobre a Rimini nell’ambito di Ecomondo-Key Energy, organizzati dal Consiglio Nazionale della Green Economy, composto da 68 organizzazioni di imprese, in collaborazione con il Ministero della Transizione Ecologica e la Commissione europea e con il supporto tecnico della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile.
Questa decima edizione che si svolge alla vigilia della Cop 26 per il clima e coincide con l‘avvio del Piano nazionale di ripresa e resilienza e, più in generale, con le misure di rilancio dell’economia italiana dopo la recessione causata dalla pandemia, è tutta proiettata a mettere a fuoco il percorso da intraprendere nei prossimi dieci anni per raggiungere il nuovo target europeo di taglio delle emissioni del 55% al 2030 rispetto al 1990.
“La crisi climatica sta accelerando – ha dichiarato Edo Ronchi, Presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile- l’unico modo per fermarla è che un gruppo di Paesi avvii una rapida decarbonizzazione spingendo così i ritardatari ad inseguire . Per l’Italia la transizione ecologica è un’occasione da non perdere per recuperare i suoi ritardi”.
Trasformazione digitale e transizione ecologica
La Relazione sullo stato della Green Economy in Italia, oltre a fotografare lo stato di salute delle tematiche strategiche della green economy, quest’anno contiene un focus sul rapporto fra la trasformazione digitale e la transizione ecologica.
La crescita della digitalizzazione comporta, è vero, rilevanti consumi di energia e di materiali, ma l’International Telecommunication Union, un organismo delle Nazioni Unite, stima un potenziale di riduzione delle emissioni di CO2 al 2030 generato dalle soluzioni Ict pari al 20% delle emissioni di CO2, circa 12 GtCO2, molto superiori alle emissioni connesse ai consumi elettrici del settore: lo sviluppo della digitalizzazione è quindi un fattore rilevante anche per arrivare a un’economia climaticamente neutrale.
L’ Italia non primeggia in Europa per le performance in tecnologie digitali. Secondo un’indagine della Commissione europea risulta, infatti, sotto la media della classifica europea e in coda per la digitalizzazione, davanti solo a Romania, Grecia e Bulgaria. Il ritardo dell’Italia nella digitalizzazione, rispetto agli altri grandi Paesi europei, è un gap da superare per realizzare la transizione ecologica, per gli alti potenziali dell’impiego della digitalizzazione nella transizione energetica climaticamente neutrale, nello sviluppo dell’economia circolare, nella mobilità urbana sostenibile, nelle green city e nell’agricoltura di qualità ecologica.