L’effetto pandemia, a livello globale, ha portato ad una diminuzione delle emissioni giornaliere di anidride carbonica di circa il 17%, ma questa riduzione non ha prodotto un abbattimento delle concentrazioni atmosferiche di CO2: le emissioni, infatti, restano superiori agli assorbimenti del suolo, delle foreste e degli oceani. La preoccupazione di una nuova “pandemia climatica” traspare anche da un sondaggio internazionale realizzato durante l’emergenza Covid: il 71% degli intervistati ritiene che a lungo termine il cambiamento climatico sia una crisi grave come la pandemia da Covid-19 (l’87% in Cina). Ma nonostante questo sentimento comune dei cittadini del pianeta, è stato stimato che a livello globale le misure di stimolo dei governi durante l’emergenza Covid, 15.000 miliardi di dollari fino a inizio maggio, sono state destinate a meno dello 0,2% a priorità climatiche.
Questo il quadro internazionale che fa da sfondo alle seconda giornata degli Stati Generali della Green Economy, che vede sul palco virtuale rappresentanti di istituzioni e studiosi internazionali.
Proprio le istituzioni internazionali, Unione Europea e Ocse, collegano la ripartenza dell’economia mondiale al conseguimento degli obiettivi climatici dell’Accordo di Parigi. Oltre all’iniziativa dell’Unione Europea a sostegno di un Green Deal – anche l’Ocse propone una ripresa basata sulla lotta ai cambiamenti climatici organizzata in 5 settori fondamentali: agricoltura, costruzioni, energia elettrica, industria e trasporti. Gli interventi suggeriti dall’Ocse si articolano in 25 linee guida che promuovono la green economy con investimenti, regolamentazione di tasse e sussidi, diffusione di buone pratiche e iniziative di informazione e educazione.
La pandemia ha causato fortissimi shock su diversi indicatori, oltre alle emissioni di gas serra nel periodo di crisi epidemica sono stati particolarmente significativi gli impatti sulla qualità dell’aria. Con lo stop all’attività globale, infatti, si sono registrati miglioramenti significativi nella qualità dell’aria in tutto il mondo, che si tradurranno in una riduzione di migliaia di morti premature, 50.000 stimate nella sola Cina. Le immagini satellitari hanno mostrato come la qualità dell’aria sia migliorata decisamente nelle grandi città della Cina e nei centri urbani di tutta Europa (Italia inclusa), Stati Uniti e Canada.
Per quanto riguarda il Pm2,5, la Nasa e l’Esa riportano con metodi satellitari riduzioni fino al 30% in alcuni epicentri come proprio Wuhan. Un bilancio globale sulle 50 capitali mondiali più inquinate dà una riduzione del 12% della concentrazione di Pm2,5 in media settimanale. Le città europee sono quelle che hanno un risultato più ridotto -5% in media. Inoltre in Europa, si osservano aumenti post Covid in controtendenza del Pm2,5, molto elevati a Praga, Vienna e Bratislava.
“Il mondo fino ad oggi – ha affermato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Riccardo Fraccaro – ha conosciuto due modelli: la decrescita per ridurre le emissioni o la crescita economica che invece le aumenta. Esiste una terza via? La risposta secondo me è positiva. Esiste un modello: è quello indicato dal Green Deal. Quello che dice che per raggiungere i nuovi target che ci siamo dati non possiamo puntare sul modello economico tradizionale né sulla decrescita. Dobbiamo convertire il nostro modello produttivo. E c’è un unico modo: pesanti investimenti pubblici sulla green economy”.
“Il Green Deal – ha sottolineato l’eurodeputata, Simona Bonafè – è essenziale per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Ha portato l’Europa, inoltre, prima nel mondo, a elaborare una legge climatica molto ambiziosa”.
“La nostra convinzione è che la transizione alla neutralità climatica, all’uscita dalla pandemia – ha commentato Edo Ronchi – possa avere un’accelerazione e che questa accelerazione potrebbe trascinare un vero e proprio Green Deal e aprire una nuova fase di sviluppo per la green economy”.