La responsabilità sociale e il reporting delle performance di sostenibilità fanno ormai parte della valigia ambientale delle imprese attraverso approcci, metodi e strumenti articolati e complessi.
Una nuova Direttiva ha stabilito, poi, che, dal 2017, circa 6.000 grandi imprese dovranno fornire informazioni su temi non economici tra cui l’ambiente. Oggi per misurare la qualità ambientale dei prodotti si sono sviluppate una serie di strumenti e l’Italia è ben posizionata: le certificazioni ISO14001 sono16.519 (+4,5 volte negli ultimi 10 anni), quelle EMAS sono 1591 (+8 volte nei 10 anni e per questa certificazione l’Italia è terza in Europa) e ci sono 20.000 prodotti Ecolabel.
Per valutare gli impatti di un prodotto “dalla culla alla tomba” c’è il Life Cycle Assessment (LCA).
Questo nuovo strumento, licenziato dalla Commissione UE, è l’impronta ambientale che potrebbe far convergere il reporting d’impresa e l’etichetta ecologica di prodotto. In Italia, nel 2010, il Ministero dell’Ambiente ha avviato una sperimentazione sull’impronta ambientale di circa 200 imprese del Made in Italy in 13 comparti prediligendo tra gli indicatori ambientali la carbon footprint.
Programma della sessione pomeridiana
DALLA CARBON FOOTPRINT ALL’ENVIRONMENTAL FOOTPRINT:stato dell’arte, indirizzi europei e prospettive future per le imprese italiane
in collaborazione con la Direzione generale per lo sviluppo sostenibile, il clima e l’energia – Ministero dell’Ambiente